giovedì 2 dicembre 2010

“La fantasia per forza” la speranza e gli studenti book-block contro il Ministro Gelimini.

Nel ’68 gli studenti tedeschi protestavano agitando Kant e la sua critica della ragion pratica. Erano tempi diversi, i padri erano forti e fin troppo presenti (o tradizionalmente persistenti). Non è un caso che Kant fosse il protettore di quei giovani scandalizzati e inorriditi davanti ai crimini dei padri, laddove più di ogni altra zona del mondo, si era consumato l’orrore del concetto stesso di orrore. Lo sterminio degli Ebrei (ma anche degli omosessuali e degli zingari) non era altro che l’uccisione del concetto stesso di padre. Seme a causa del quale si poté uccidere Dio e smettere di percepirlo nel mondo in ogni sua forma. Kant fu il primo a criticare i padri, e gli studenti tedeschi lo sapevano bene.
Ora sono padri a loro volta e noi siamo i loro figli vilipesi e umiliati. Su di loro cosa possiamo usare se hanno cambiato il mondo diventando i nuovi dittatori in una dialettica senza pace, in pieno stile cristiano centrico, o marxista-hegheliano?
Ovunque nel mondo esplode la rabbia per la perdita e la morte stessa dell’Istruzione, del suo progressivo svuotarsi in una pietosa agonia senza precedenti nel mondo Occidentale tutto. Mentre in Cina si studiano i grandi classici occidentali noi europei italiani facciamo crollare Pompei, e il Ministro della cultura italiana non solo non si dimette ma difende il suo operato furbescamente scaricando barili di letame sul mondo istituzionale, sia nazionale sia locale.
Ebbene,  il grido di equilibrio per questa torsione umiliante tutta europea esce dai polmoni di un popolo che viene da tutti considerato artisticamente fancazzista.  I giovani si inventano le armi per il futuro, combattono una battaglia ideale contro i padri che li hanno svuotati, contro chi ha decretato che Delitto e castigo fosse troppo vecchio per poter condurre una società turbo capitalistica. I giovani della meglio gioventù urlano, e si fanno scudo proprio di quei testi che nessuno osa più leggere, ma compra per tenerli in libreria giusto per fare “serio” magari nelle edizioni di lusso, quelle meglio tradotte (I meridiani) vendute a cifre folli per un feticismo culturale ed estetico.
Questa zona della protesta merita attenzione proprio perché i ragazzi hanno capito il punto essenziale di questo cambiamento europeo nell’Istruzione: la distruzione della memoria artistica, del linguaggio e della bellezza. Non è un banale tagliare fondi alla ricerca, anche umanistica (ebbene sì si fa ricerca anche su materie desuete), è smembrare, parcellizzare, togliere dall’unità un pensiero continuo –che ha a che fare con la memoria culturale del mondo- e renderlo schizzoide e incapace di esplicarsi in tanti frammenti parcellizzati, inspiegabili senza un contesto definito. La colpa è del mercato e dei suoi libri infantili che non sanno dire nulla ma lo sanno dire bene. I giovani hanno alzato gli scudi di cartone, gommapiuma, e con innegabile forza hanno resistito alla carica. Qualcuno urla: “Hanno massacrato la nostra Costituzione”.



I libri della protesta sono clamorosi, eterodossi:
La Repubblica di Paltone
Satyricon di Petronio
Decameron di Boccaccio
Il principe di Macchiavelli
Don Chisciotte di Miguel de Cervantes
Moby Dick di Melville
Tropico del Cancro di Henry Miller
Il piccolo principe di A. Saint-Exupery
Ragazzi di Vita di Pier Paolo Pasolini
L’isola di Arturo di Elsa Morante
Il sole nudo di Isaac Asimov
Cent’anni di solitudine Gabriel Garcia Marquez
Una donna spezzata di Simone de Beauvoir
Mille piani di Gilles Deleuze
Cecità di J.Saramago
Sono in prima fila. Proteggono ragazzi incazzati. Urlanti. I manganelli arrivano, loro resistono. Il Don del mulino a vento avrebbe riso dei nostri assai sprovveduti ed ingenui cavalieri. Resistono e dietro di loro iniziano ad intravedersi altri libri viventi Gomorra, Q di Wu Ming, Harry Potter.



E Serrianni, uno dei più grandi linguisti italiani uno dei padri, afferma in una intervista a Repubblica: “ Di certo non sono letture generazionali, sembrano uscite dall’immaginario anni ’60 e ’70, dall’immaginario dei loro genitori piuttosto che dall’esperienza diretta dei ragazzi, ma questo non importa gli studenti sanno che Don Chisciotte esiste e lo usano. Picchiare Don Chisciotte fa sicuramente impressione”.
Un messaggio a tutti i dottori che credono nelle generazioni perdute: la mia generazione, quella in piazza, quei libri li ha letti tutti, o per lo meno, i migliori sicuramente.  I padri, tornano, sono insopportabili nella loro paternalistica arroganza. I giovani non leggono meno che i nostri padri del ’68.
L’arroganza accademica, è la pietra dietro alla quale si sono arroccati anni di pregiudizio razziale, sessista, generazionale. Pietra che nemmeno coloro che avevano giurato di combatterla sono riusciti a sconfiggere, anzi si sono fatti assorbire da quella forma strana di paternalistica compassione per la generazione video game. Al signor Serrianni, bisognerebbe fare il conto di quanti giovani universitari  in quella piazza si erano anche messi a leggere Gadda, Proust, Tolkien, Lewis, O’Connor. Si sarebbe sorpreso.
Ma come dice Flannery O’Connor in un suo titolo esemplare: “Il cielo è dei violenti”.
La violenza non è solo quella dei manganelli, ma quella verbale, l’arroganza, l’umiliazione di chi si sente depositario della verità solo per accumulo indiscusso di letture. I giovani, quelli ancora sani di mente e viventi, leggono. E non solo gli autori di sinistra.
Miller e Pasolini ridevano dei marxisti ideologizzati, tanto quanto dei fascisti e dei nazisti in decomposizione.  Arriverà il ricambio e forse diremmo addio ai Serrianni e ai loro pregiudizi. Qualcuno ha giurato di aver visto uno scudo con la Bibbia. Ma qualcuno dei nostri l’ha buttato in un cassonetto "Adesso non esageriamo".



2 commenti:

  1. ero tra le prime file. ho trovato questo articolo in rete. bravo.

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  2. Grazie mille, se ti va dicci qualcosa dell'esperienza che da noi è arrivata di riflesso. :)

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