lunedì 18 ottobre 2010

Quando Carver non aveva più tempo: Se hai bisogno chiama


Raymond Carver, Se hai bisogno chiama, Einaudi, 2006

Qui abbiamo un Carver inedito, quasi segreto. E’ una raccolta di scritti che Raymond non volle o non ebbe il tempo di pubblicare. Il risultato è un libro raffinatissimo e dalla rara forza espressiva. Si ha l’impressione di leggere due Carver lontani ma coesistenti. Riccardo Duranti, curatore dell’edizione e della traduzione per Einaudi, propone una lettura sensata anteponendo i racconti postumi a quelli giovanili, permettendoci così di cogliere in maniera oggettiva l’impronta decisiva che solo i grandi narratori possiedono: la capacità costante di migliorarsi. Siamo spettatori ideali della raffinazione di uno stile che definire “minimalista” è dispregiativo e volutamente riduttivo. 
I racconti postumi sono stati raccolti dalla moglie e da Jay Woodruff (caporedattore di Esquire). Lo stile del Carver postumo è perfetto, non ha subito alcuna alterazione o correzione editoriale (come spesso avveniva nelle sue precedenti fatiche). Ha una dignità sottile che resta celata sino alla fine del libro persa nell’immensa, e silenziosa, massa di emozioni. La moglie ci propone l’ordine che lei stessa ha faticato a ricostruire scegliendo gli appunti del marito con attenzione crescente, come se intendesse regalarci un imago assoluto.
Carver appare cullato dall’intima consapevolezza che gli appunti non fossero destinati alla pubblicazione immediata, permettendosi così di abbondarsi in nuove tipologie di sperimentazione. Ci addentriamo in una dimensione ulteriore mai così palese nei grandi capolavori di Raymond (Cattedrale e America oggi) dove la bidimensionalità è una necessità espressiva che porterà ad affidare il senso di profondità alle capacità del lettore. La sfera dell’omissione, di fatto, viene infranta nei racconti giovanili trovando un percorso alternativo nei sogni, nell’ironia e nella parodia.  La vita quotidiana, motivo centrale del Carver maturo, viene elusa dalla fresca ambizione di sondare l’introspezione, l’onirico e il senso comune dell’America attraverso infruttuosi giochi di trama. Questo stile verrà abbandonato (fortunatamente!) a discapito di una poetica matura del quotidiano fatta di una poesia accennata, mai esaltata. La solitudine  dei protagonisti crea una cappa di silenzio assoluto permettendo così ai rapporti interpersonali di incarnarsi in azioni dal sapore straordinario: superare la morte di un figlio, abbandonare l’alcool, cercare di ricostruire il rapporto con il proprio partner dopo reciproci tradimenti. E’ l’epica famigliare che riscontriamo anche nei racconti postumi sempre più lontani dall’ipertrofia giovanile.
Accanto ai consueti leitmotiv conduttori della narrazione fa capo  un unicum: Legna da ardere.
Racconto di apertura di questo volume, Legna da ardere, sembra essere il testamento spirituale (non voluto) di un Carver che risorge dalle ceneri dell’alcolismo.  Un uomo si separa dalla moglie a causa dell’alcool, ma con dignità prova a rifarsi una vita per dimostrare alla stessa (prima che a sé) di poter fare qualcosa di buono. Affitta una stanza presso una coppia e si fa dare un foglio e una penna per poter scrivere alla amata. Per aiutare i coniugi decide di spaccare la legna per l’inverno e così facendo inizia una prova esistenziale silenziosa, come la luna che lo sovrasta mentre si ferisce le mani. Il taccuino dell’uomo si apre con una frase paradigmatica: il vuoto è l’inizio di tutte le cose, mi metterei in ginocchio se solo servisse a qualcosa. Carver ha pietà di sé, si inginocchia alla vita, mentre aspetta tacito la luna che gli permetta di scrivere senza l’ausilio di una luce artificiale. Assistiamo ad una rinascita ma allo stesso tempo ad un viaggio interiore intuito nel piacere ritrovato nella Natura e nella fatica che trova ragione fuori da sé.
Il vuoto in Carver non è mai senza pietà, ma gravido di aspettative e di riscatto. E lui, che è un uomo rinato dalle ceneri, lo sa bene. Più di ogni altra cosa, vuole ricordarci che non esiste una notte eterna, basta spaccare la legna per ardere i nostri sbagli e i nostri rimorsi.
Immenso.

Edizioni di riferimento:

Raymond Carver, Se hai bisogno chiama, Einaudi, Milano, 2006


Voto: 10 e lode

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