venerdì 8 ottobre 2010

Gli angeli di Bukowski amano la birra da sei.


Charles Bukowski, Donne, Tea, Milano, 2010


Recensione: Charles Bukowski, Donne


Sembra quasi di conoscerlo dopo aver letto questo poderoso romanzo. Trasuda alcool, sesso, droga e cavalli. I suoi pezzenti sono divertenti  ma soprattutto umani nella loro (nostra) disperazione comune. Non esiste un perché leggerlo, solitamente si legge Bukowski per ubriacarsi di lettura. E’ una vodka (certo i russi ci sanno fare meglio) la bevi senza chiederti perché, ti va giù e ti gratta l’esofago.

Andiamo per ordine. Proprio come voleva Charles.

La sua adolescenza verrà raccontata nel libro Ham on rye, 1982 ("Panino al prosciutto" SugarCo, poi Guanda, 2000). Vediamo i tratti di un giovane indolente, schiacciato da un padre iracondo, ma segretamente devoto al figlio, e una madre vigliacca che temeva ogni contatto con la brutale massa di Los Angeles. Di fatto i Bukowski, erano di origine tedesca.
Ogni fuga, ogni amicizia e amore venivano stroncati sul nascere. Queste forzate castrazioni rendono Charles così furente con la famiglia tanto da portarlo ad assumere un atteggiamento di ostinata ribellione, un temperamento schivo e disilluso. I suoi professori lo ricordano come un ghigno forzatamente ironico e cinico.
A tredici anni inizia a bere insieme ad altri teppisti mentre l’acne lo deturpava in modo doloroso ed irreversibile. 
Dopo essersi diplomato prova diversi lavori, tutti umili e sottopagati, con la conseguente fuga e ammutinamento di richiamo alle armi. Arrestato per draft-dodgin, renitenza alla leva, a Philadelphia lo vediamo spendere i suoi risparmi nei bordelli, nei club, e picchiarsi in vicoli disperati quanto il suo errabondo vagare tra New Orleans, San Francisco, St. Louis. Esperienze romanzate in Factotum, 1975 ("Factotum" Tasco, poi Guanda,'96)
Nel 1944 viene assunto alle poste ed intreccia una decennale relazione con Jane Baker, alcolizzata. Charles viene ricoverato in condizioni disperate per una emoralgia allo stomaco e al retto, salvandosi solo grazie all’intervento del padre. Jane morirà dieci anni dopo stroncata dall’alcool. Charles scivola in una depressione con numerosi tentativi di suicido arrestandosi solo grazie al licenziamento dall’ufficio postale e la nuova notorietà acquisita.  Charles prova a smettere di svuotare i bicchieri dedicandosi all’ippica e alle scommesse, ma si ubriaca regolarmente. Inizia a collaborare con riviste underground e le sue poesie hanno un eco rilevante sino alla pubblicazione di Nofes of a Dirty Old Man (Taccuino di un vecchio sporcaccione, Guanda, 1979, in prima edizione, poi edito da Feltrinelli) grazie al quale ha un eco internazionale. Si separa dalla moglie.

Il libro Women, 1978 ("Donne" Tasco, poi Guanda,'95) si apre con una dichiarazione di amore imperituro per la defunta Jane, e poca considerazione per l’ex moglie. Incontriamo Charles terrorizzato più che mai, beve ed è disperatamente ossessionato dall’idea di scrivere qualcosa per campare. Tutto pur di non tornare in un ufficio.
E’ una corsa perdifiato fra una donna e l’altra, in una scrittura ridondante e ossessiva, talvolta inutile e vuota. Spesso assistiamo ad un Hank talmente stanco e desolato da rotolare al fianco di una amante insoddisfatta. Lydia, Dee Dee, Katherine, Valerie, Tammie, Debra e Sara sono solo alcune delle donne che provano a far di Hank un uomo felice, o infelice a seconda del temperamento. Le sue donne sono estreme, quasi scegliessero di stare agli antipodi di Bukowski e la sua (non) predisposizione d’animo. Sono incontri disperati, rapidi, senza desiderio o con infinita e strisciante passione. Vediamo Hank in situazioni grottesche  e paradossali mentre si perde in boschi o cerca di scaraventare una sedia a casa della sua ex. Lo sentiamo disperato mentre chiede perché fosse meglio l’amico piuttosto che la sua paura delirante del mondo. Iniziano i reading di poesie vissuti come un lacerante tormento e occasioni di riscatto. Li teme così come teme i commessi di abiti o di liquori. Li vive perché è costretto. Sembra che Bukowski subisca la vita, come un bravo codardo, ma in realtà è solo docile ai suoi infiniti stimoli. Li coglie con una acuta e dolorosa intelligenza facendoci percepire quanto la realtà stessa non abbia senso.

Le sue donne sembrano abbandonate a sé stesse, folli come miracoli, mentre se osservate attentamente sono un'ascesa costante. (“Tu che fai lo scrittore, non ci sai fare con le donne”) Ogni donna è ardua, indomabile e indomita. Charles non osa farle proprie, sente che legarle a sé significherebbe violare la loro natura più ribelle e viva. L’uomo che odia gli altri uomini, in realtà ha un infinito rispetto dell’esistenza e della sua intrinseca libertà di errore. Sembra un Cristo desolato e desolante.
Le dipinge nell’atto sessuale, volutamente caricaturale ed ironico. Ogni donna è diversa (ogni donna ha una fica diversa) e le percepiamo, quasi fossero angeli crudeli e semplici, mentre sono appollaiate a bere birra.
Solo una volta Charles si dipinge veramente nudo: quando lo vediamo baciare la guancia di una sua amica. Non ci resta che leggere la sua tenerezza stordendoci e pensando anche noi “Oh Hank…”. (“ […] È un gran pasticcio. Così dico alla gente di chiamarmi Hank. Il, bravo, vecchio Hank”1)



Riferimenti :

http://www.bukowski.altervista.org/1



Voto: 9,5




Nessun commento:

Posta un commento