sabato 5 febbraio 2011

Le ombre dell’esistenza in Alice Munro e le sue “Runaway: Stories”






Tradotto in Italiano “In fuga” perde un poco della sua poesia. Runaway è correre lontano, non proprio fuggire. Di fatto le donne della Munro non sanno di fuggire, sono orgogliose, inaccessibili e non ammettono che si usi un termine tanto dispregiativo nei loro confronti. Non vogliono abdicare alla vita, ma in un certo senso si muovono nell’inerzia del destino, inconsciamente sia chiaro.
Questo libro è dedicato agli amici dell’autrice. Spesso ci si dimentica  quanto le dediche possano essere rivelatrici del significato intrinseco della storia. Tutti i personaggi presenti sono trattati con una pienezza tale da ricordare l’affetto incondizionato che si prova per gli amici. Quanto vi sia di autobiografico non ci è dato saperlo, ma non è questo il punto.

In questi otto racconti vediamo lo spaccato pieno e perfetto della quotidianità umile e dimessa della piccola borghesia canadese (che non differisce assolutamente da nessun altra, fatta eccezione per il senso di inadeguatezza culturale nei confronti degli Usa.) C’è bellezza, purezza in contrasto con la profonda tensione malinconica dei suoi personaggi. Ogni donna del suo libro assomiglia al paesaggio: austero, severo, impalpabile ma profondamente scosso da un moto di inerzia della vita. Si muovono i suoi personaggi e non solo in un piano astratto. Viaggiano, ci provano a dimenticare, a ricominciare. C’è chi torna indietro non riuscendo ad ammettere che la libertà non ha nulla a che vedere con la gioia, donne che hanno cercato di forzare i limiti sociali pagando con l’affetto dei propri figli, debiti d’amore, fughe carissime che costano l’anima di chi le intraprende. Nessuno sa dove andare ma tutti sanno che così non può andare avanti. Un senso di rassegnazione pervade la bellezza di arrendersi all’imprevisto. Donne distrutte dal dolore e dalla perdita, donne vigliacche e sottomesse a cui piace farsi sottomettere per poi lamentarsi, agili madri dalla profonda convinzione che educare un figlio significhi renderlo simili a loro eludendo l’unicità miracolosa di ognuno di noi. Donne egoiste, senza pietà, senza amore per se stesse e per gli altri. Donne dai poteri stupefacenti, donne e uomini troppo buoni ed ingenui fino all’idiozia.  Non c’è carne, non c’è sesso, non c’è bisogno di colorire la storia con dettagli inutili, meglio accennarli, meglio sott’intenderli nei titoli (esempio, passione). Tutto è calibrato in una economia di parole ed espressione che risulta essere perfetta, non c’è una parola in più del dovuto. 

“La conversazione dei baci. Sommessa, eccitante, sfrontata, rivoluzionaria”. (pp.180)

E’ così che parla Munro. Sottile. Precisa e proprio per questo evocativa, eccitante. Profondamente rivoluzionaria. Lontanissima dal nostro stile scrittorio, colorato, vivace, carico di sinonimi dalla bellezza impareggiabile, ella dimentica e torna ad arredare la stanza con una sedia, un tavolo, e un quaderno carico di intuizioni ed evocazioni. L’essenzialità diviene parte integrante dell’architettura perfetta, angosciante e straziante senza cercare la tragedia. Piccoli drammi per grandi personaggi.

Elogio per la novella: Rimetti a noi i nostri debiti. Qui la Munro supera se stessa. L’infanzia entra gioco e ha tutti i tratti dell’innocenza in bilico. Gioca con la paura segreta di ognuno di noi: l’incubo di non riconoscere  i nostri genitori come tali e il terrore che ne scaturisce. Ma la novella grida -e sembra al contempo consolare con una consapevolezza rigida-  che la realtà è molto, molto più crudele rispetto ai nostri incubi infantili. La vita non è come piace a noi. Come tutto il resto.

Edizione di riferimento: Alice Munro, In fuga, Einaudi, 2005, euro 18

Voto: 10 e lode

2 commenti:

  1. Non è un libro semplice da leggere. Episodi di vita (vita vera, semplice, quotidiana) raccontati con delicatezza e discrezione diventano un momento di profondissima inquietudine per chi legge. Invadente, dolorosa, come un pugno nello stomaco.
    Quelle donne potremmo essere anche noi, perché sono donne "normali". Io, mia madre, mia sorella. E vivono Una vita "normale" ed è proprio per questo che diventa così facile immedesimarsi, prendere il loro posto, subire i loro stessi dolori.
    E' sottile, la Munro, e mi spezzano il cuore i suoi racconti; mi fanno male tanto che devo smettere di leggere per riprendermi un poco.
    Tra le sue raccolte di racconti "In fuga" è quella che mi ha sconvolto di più.
    Quasi la odio, Alice Munro, per come riesce a smuovere la mia inquietudine. Ma la adoro.
    Lena

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  2. Grazie Lena, per il tuo commento. Rispecchia totalmente ciò che provo questa scrittrice :)

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